Giuseppe Teofilo “Floating Paintings"

Teofilo pitto-sculture e icone sul filo dell’acqua

Pitto-sculture oltre a maschere costruite con mollette per il bucato a base di legno, che egli stesso definisce magnificamente «dipinti nautici da salvataggio o scialuppe da appartamento». Al centro della disquisizione, le opere ultime di un artista emergente tra i più quotati, il giovane pugliese Giuseppe Teofilo
 “Floating Paintings”. Si tratta di una serie di elaborazioni inedite, tipologicamente da parete, la cui caratteristica peculiare è costituita dalla capacità di galleggiare.
Dunque l’acqua: ecco l’elemento preponderante, che certamente non meraviglia più di tanto se si tiene conto del fatto che Teofilo proviene dalla città di Polignano a Mare. Avendo in mente il grande cantante non si può fare a meno di procedere ad un’aggiunta, affiancando il termine imbrico al verbo volare che è essenza della sua canzone forse più famosa. Proprio questa fluttuazione fantastica si abbarbica magicamente alla stessa cittadina adagiata sulla sommità di una protuberanza rocciosa dalla quale si gode un panorama speciale al punto da risuonare come un pressante invito, quanto meno per il pensiero, a lasciarsi andare all’immagine di un grande viaggio, preferibilmente insieme con gli uccelli. Se si torna invece a considerare il legno, la cui duttilità, malleabilità, organicità e durezza risultano potentemente ispirative per Teofilo, si finisce adesso per inquadrare le maschere delle quali si diceva, anch’esse esposte nello spazio di via Carlo Poerio. Qui l’artista ha utilizzato come modello di riferimento il proprio volto, sfruttandone particolarità morfologiche e quindi espressive ora restituite magnificamente in coppia con lo slancio delle opere menzionate. L’esito cui si perviene in quest’ultimo caso è però anch’esso singolare quanto piacevole, perché ciò che si denota è una sorta di replica in negativo di quello che sarebbe un banale autoritratto in corsa su una superficie ispida, da porcospino o proclive a trasmettere impressioni degne di quelle di un film horror (come Hellraiser di Clive Barker).
e seguono una ricerca sulle barche a dondolo del 2009, dall’altra estroflettono la tela per destituire i luoghi propri della pittura e sintetizzare l’incresparsi del mare o alcuni organismi costieri (come il phylum echinodermato).

Accanto a questi dipinti galleggianti (leggeri e frizzanti) che esprimono appieno una forma di genius loci indimenticabile, tre Maschere realizzate mediante l’incastro di mollette per il bucato (in plastica e in legno) evidenziano un atteggiamento linguistico caratterizzato dalla costante ricerca di materiali che ritornano alle origini della vita. A un primitivismo estetico, a una identità originaria e a un’atmosfera che trasformano la crescita della coscienza in intuizione intellettuale.

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