Il museo del vino al Castello di Barolo

Il progetto

Un museo interamente dedicato al vino non poteva che nascere nelle Langhe, in una terra che custodisce alcuni fra i più prestigiosi vitigni al mondo e una tradizione secolare legata alla produzione enoica. E non poteva individuare scenario migliore del luogo in cui, secondo la tradizione, conobbe i suoi natali il "re dei vini": fu proprio nelle cantine del Castello Falletti di Barolo, infatti, che la marchesa Julia Colbert "creò" il vino Barolo, destinato a diventare il vino ufficiale della Corte dei Savoia.

Per un museo che nasce in uno scenario storico e architettonico così suggestivo, lo stesso allestimento è stato pensato per "rompere" con le linee più tradizionali dell'esposizione museale, affidandone il progetto a un architetto di fama mondiale come François Confino, autore ad esempio dello straordinario intervento scenografico che ha interessato la Mole Antonelliana di Torino per ospitare il Museo nazionale del Cinema.

Il percorso di visita

La proposta di allestimento ha richiesto il ripensamento complessivo degli spazi del castello in modo tale da comprendere nel percorso museale anche piani e locali oggi non aperti al pubblico. È stato prefigurato un percorso di visita che, sviluppandosi in senso discendente lungo i cinque piani del castello, per oltre 2.700 metri quadrati di superficie, condurrà il visitatore in una sorta d'immersione nell'universo enoico, in un viaggio ideale dall'astratto al concreto.

La visita parte dalle sale del piano nobile del castello, dove viene rievocato il profondo legame che da sempre unisce il vino Barolo alla famiglia Falletti. Di concerto con la Soprintendenza, il piano è infatti riallestito in modo da celebrare l'opera meritoria svolta dal marchese Carlo Tancredi Falletti e dalla sua consorte Juliette nella "creazione" del vino Barolo. Con un ascensore si viene quindi condotti al terzo piano, in cui più spiccato è il carattere evocativo e visionario dell'allestimento, a cui è affidato il compito di creare suggestione nel visitatore per colpirlo emotivamente e invogliarlo a conoscere i segreti e le particolarità del vino barolo.

Si prosegue quindi al secondo e al primo piano dove è dato particolare rilievo alla rievocazione del ruolo ricoperto dalla vite e dal vino nella storia, alla loro dimensione simbolica, passando attraverso tutte le arti e le discipline che con il vino ha un legame profondo: musica, letteratura, teatro, cinema, arti figurative, per finire con la più "gustosa" delle arti, quella culinaria, con una sezione in cui si sperimentano aromi e profumi. Il visitatore potrà successivamente conoscere le tecniche vinicole e la loro evoluzione nel tempo, i dati relativi alla produzione e ai consumi di vino barolo, nel primo piano seminterrato dove l'allestimento acquisirà un carattere più squisitamente didattico-didascalico.

Il viaggio attraverso la tradizione del vino e la storia del vino Barolo si concluderà là dove tutto ebbe inizio: nelle cantine dei marchesi Falletti, negli spazi del secondo piano interrato.
Il riallestimento permetterà di conservare l'attuale destinazione di sede dell'Enoteca Regionale del Barolo, ma ristrutturandola in maniera tale da farne uno spazio di educazione alla degustazione del vino e al tempo stesso un luogo di aggregazione per i visitatori.

Un'enoteca chiamata a diventare la "casa" dell'enoturista: un ambiente accogliente, curato nell'arredamento e nelle luci, ricco d'indicazioni sul "buon bere" e di notizie sul territorio del Barolo. Un luogo, naturalmente, pensato per degustare il Barolo secondo diverse modalità e abbinamenti, ma anche per divertirsi a riconoscere profumi e sfumature del celebre rosso, per ammirare le collezioni di etichette e di bicchieri e, nell'emporio, per acquistare prestigiose bottiglie di barolo, libri ed altri gadget appositamente studiati.

L'allestimento

All'originalità dei contenuti del centro museale si affiancha un allestimento di grande impatto scenografico, firmato da François Confino: la notte e la luce accecante, il sole e lo scandire del tempo, la terra e l'acqua sono evocati con effetti speciali in spazi quasi teatrali o cinematografici. I visitatori potranno inforcare i seggiolini a pedali di una giostra il cui movimento proietterà immagini dei paesaggi di Langa al mutare delle stagioni o partecipare alle lezioni di un maestro virtuale che spiegherà il processo di vinificazione, dalla vigna alla cantina, nella ricostruzione di un'aula del XIX secolo, o ancora ascoltare il suono di un pianoforte suonato da mani invisibili.

Non si tratta, tuttavia, di un museo "virtuale": "Abbiamo lavorato - sottolinea François Confino - sulla realtà: la terra del barolo esiste, possiamo addirittura toccarla. Il barolo è il migliore dei vini e in esso c'è la verità". Il museo illustra il vino e la cultura enoica in modo suggestivo, ma senza eccessive astrazioni, come del resto s'addice al territorio e alla gente di Langa.

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